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ULTIMA ORA

IL CINGHIALE: PROBLEMA O RISORSA PER IL NOSTRO TERRITORIO
Relazione tenuta durante il Convegno di Apice (BN) dell’11.12.2023


(15/02/24)

 
In Italia il cinghiale occupa una vasta varietà di habitat, dalla pianura ai primi rilievi collinari fino alle quote montane. La sua distribuzione geografica è limitata solo dalla presenza di inverni molto rigidi caratterizzati da un forte innevamento o con assenza di aree boscate indispensabili come zone di rifugio. L’habitat ideale è rappresentato da boschi dominati dal genere Quercus spp. alternati a cespuglieti di macchia mediterranea e prati da pascolo. Il cinghiale è abbondante e mostra un’evidente tendenza all’incremento numerico e all’espansione del suo areale. L’attuale mancanza di criteri di gestione venatoria razionale e omogenei rende difficoltosa l’organizzazione di un controllo programmatico della specie. L’azione di rooting ossia di scavo può causare seri danni alle colture agricole, pertanto, gli imprenditori agricoli debbono far ricorso a risarcimenti o indennizzi dei danni di provenienza regionale. Il cinghiale è presente in tutti i Paesi europei e continentali. La sua caccia è stata praticata da Signori e Regnanti. Mai nessun animale selvatico nella storia ha avuto tanti ammiratori e altrettanto detrattori. I cacciatori tra i primi, mentre la lista dei secondi è più varia e spazio tra amministratori pubblici e agricoltori. Nel mezzo, c’è il mondo scientifico anche se spesso combattuto nelle scelte relative alle regole che devono prescindere la gestione della specie. Sicuramente il cinghiale, in un territorio densamente antropizzato come quello italiano, dove l’agricoltura in più di una regione riveste un ruolo sostanziale nella bilancia socioeconomica, risulta spesso un ospite ingombrante. Si trova dal Nord Europa all’Africa Settentrionale, dalla pianura alla montagna, in aree costiere e foreste tropicali in prossimità di colture e insediamenti umani. In Italia si è moltiplicato a tal punto da divenire un serio problema dal punto di vista ecologico per l’impatto sulle specie autoctone, per gli ingenti danni alle attività umane e per non parlare dei sinistri che ogni anno si registrano sulla rete stradale italiana, purtroppo anche mortali. Tra i fattori che limitano la presenza del cinghiale, si annovera la presenza di acqua e il prolungarsi di un forte innevamento. Mai nella storia repubblicana italiana una specie di fauna selvatica si era incrementata così tanto quanto quella del cinghiale europeo. Noi come Consiglio Internazionale della Caccia abbiamo elaborato una strategia di lungo respiro poiché si stima che nel continente europeo siano presenti ormai milioni di capi di cinghiali; pertanto, il problema per la loro gestione va affrontato con seria determinazione da parte degli studiosi che siedono in questo organismo di rilievo globale. La formula vincente oltre all’attività venatoria è quella di applicare la ricerca scientifica in ogni Nazione del continente al fine di intervenire in modo efficacie per contenere l’esplosione demografica di questo ungulato che si è incrementato sul territorio in modo abnorme per diverse ragioni: perché onnivoro, prolifico e per la sua plasticità ecologica ossia capacità di adattarsi a tutti gli ambienti, anche quelli più degradati e antropizzati purché vi sia una buona copertura vegetale. Nella penisola italiana sono presenti 4 sottospecie di cinghiali ossia quello europeo introdotto dal mondo venatorio negli anni ottanta del secolo scorso dal Centro Europa, quello maremmano presente solo nella Maremma Toscana, quello sardo presente nella Regione Sardegna, endemismo presente solo in quel territorio, e quello italico presente con un migliaio di esemplari nella tenuta presidenziale di Castel Porziano alle porte della Capitale. Il Consiglio Internazionale della Caccia e della salvaguardia della fauna cui ho l’onore di aderire, fu fondato a Parigi nel 1930 del secolo scorso dallo studioso francese Maxime Ducrocq e da un gruppo di celebri cacciatori a tutela della specie selvatiche e degli ambienti naturali. Attivo in 83 Nazioni nel Mondo, il CIC ha sede a Budapest in Ungheria e i suoi componenti includono Stati, Enti Statali, Università e personalità di primo piano del mondo scientifico dei 5 Continenti. Nei singoli Paesi i membri sono organizzati in Delegazioni. Attualmente il CIC è riconosciuto come organizzazione internazionale che opera per il pubblico interesse nel campo dell’uso sostenibile e della conservazione della fauna selvatica. Il CIC siede con un suo rappresentante all’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) in qualità di Osservatore e membro dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, nonché partner di organizzazioni a livello Internazionale quali CITES per la conservazione delle specie selvatiche protette, la FAO, l’Associazione per l’Alimentazione e la fame nel Mondo con sede a Roma e a livello europeo nella FACE, la Federazione delle Associazioni Venatorie Europee. L’idea originale del CIC è tuttora immutata e si è sviluppata e arricchita di nuovi elementi al passo con i tempi, tanto che gli Stati aderenti al CIC oggi sono ben 83 ciascuno con una propria Delegazione Nazionale, l’intera Europa, gli Stati Uniti d’America, numerosi Stati africani e asiatici. Pertanto, a livello nazionale è necessario che si allestisca un tavolo istituzionale sulla gestione del cinghiale che parta dal territorio e arrivi presso lo Stato centrale. La diffusione massiccia di questo suide e il suo prelievo, è diventata un’attività sempre più praticata ed esercitata da parte di tanti seguaci della Dea della Caccia e ciò impone la necessità di gestirlo. Sono convinto che in Italia il terzo millennio sarà faunisticamente parlando quello del cinghiale e i cacciatori che praticheranno questo tipo di caccia aumenteranno sempre di più. Il cinghiale viene considerato per le sue caratteristiche positive quali la forza, la fierezza, la resistenza tanto da assurgere verso alcuni popoli quasi a rango di Divinità; quindi, un’animale al quale si deve rispetto e considerazione e per questo viene considerato preda ambita e magnifico trofeo. Intanto c’è anche chi pensa di fare scendere in campo l’Esercito al fine di sterminarlo in quanto incompatibile con l’attività agricola. In Italia, a differenza di altre parti del Mondo, la superficie boschiva è aumentata poiché il bosco non viene curato e governato creandosi in tal modo un habitat quasi impenetrabile nel quale il cinghiale trova sicuro rifugio, rimesse e siti di alimentazione. Oggi il lupo è il principale predatore che ne contrasta la presenza. La caccia al cinghiale ha sempre riguardato la Maremma Toscana, ma oggi è praticata in quasi tutte le regioni lungo lo Stivale. Per concludere, il cinghiale può rappresentare un serio problema per i danni che arreca alle colture e quindi a carico degli imprenditori agricoli, ma può rappresentare anche una risorsa perché attraverso un prelievo programmato sul territorio dei capi adulti e maturi, nel rispetto dei regolamenti comunitari e nazionali sull’igiene e la salubrità della carne di selvaggina, si può creare una filiera corta per la trasformazione delle carni in salumi e insaccati da immettere sul mercato Italiano ed europeo e quindi una fonte di reddito per chi la commercializza. Dott. Antonio Porcelli – Componente del CIC (Consiglio Internazionale della Caccia), Ornitologo, Zoologo, Faunista, Perito Agrario, Agrotecnico e Forestale laureato in Scienze Naturali.

PROCEDURA D’INFRAZIONE UE: LA POSIZIONE DELLA CABINA DI REGIA DEL MONDO VENATORIO

(14/02/2024)

INCIDENTI COSTANTEMENTE IN CALO 
RISULTATI INCORAGGIANTI PER RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO ZERO


(01/02/2024)

FACE – UN NUOVO SONDAGGIO FA LUCE SULL’ACCETTABILITA’ A LIVELLO EUROPEO DEI COSIDDETTI “TROFEI” DI CACCIA


(25/01/2024)

 Un sondaggio condotto da YouGov1 commissionato dalla Federazione europea per la caccia e la conservazione (FACE) e da organizzazioni partner, ha rivelato un elevato livello di accettabilità sociale della caccia internazionale, spesso erroneamente etichettata come caccia da “trofeo".


Questa indagine a campione indipendente condotta da YouGov2 su oltre 7000 cittadini europei in cinque paesi, indica che la maggior parte della popolazione europea ritiene accettabile la caccia. Solo il 23% si dichiara in disaccordo con la pratica del conservare parti di animali, a cui ci si riferisce solitamente con il termine “trofei” di caccia, mentre il 77% approva questa pratica o si dichiara neutrale. Questo risultato contrasta fortemente con l'affermazione che l'85% dei cittadini europei sia contro i “trofei” di caccia condotta da Humane Society International3. La disinformazione che ne è derivata ha portato diversi parlamenti nazionali ad avviare iniziative per vietare le importazioni di "trofei".


Il sondaggio, condotto nel novembre 2023, ha come obiettivo quello di verificare in modo imparziale l'opinione pubblica sull’accettabilità sociale della caccia a livello nazionale e internazionale. L'attenzione si è concentrata sulla pratica del conservare parti di animali cacciati (ad esempio corna, palchi, ecc.) e sull’accettabilità della caccia condotta legalmente ed a beneficio della conservazione. Questi risultati contraddicono una percezione distorta della caccia come attività diretta esclusivamente a collezionare "trofei" di specie carismatiche, una concezione erronea ed ideologica spesso diffusa dalle organizzazioni che promuovono i “diritti” degli animali. Pertanto, i divieti o le restrizioni relativi al libero movimento di "trofei" ottenuti in modo legale non sono sostenuti dalla società e hanno un impatto negativo sulle comunità locali, sull’economia e la biodiversità. Il documento informativo dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN)4 dichiara che “la caccia da ”trofeo” può generare, e lo fa, incentivi ed entrate economiche importanti per i proprietari terrieri pubblici e privati e per le comunità locali. Questi incentivi ed entrate economiche permettono di utilizzare la fauna selvatica per realizzare un uso del territorio compatibile con la conservazione della biodiversità". Per accedere alla relazione completa relativa alla posizione del pubblico nei confronti di caccia da “trofeo”, vedere qui https://www.face.eu/wp-content/uploads/2024/01/Public-Attitude-Towards-Trophy-Hunting-Report-EN.pptx.pdf 
1 Tutti i dati sono stati forniti da YouGov PLC., 7.188 intervistati hanno partecipato al sondaggio che si è svolto tra il 30.10 e il 21.11.2023 in Germania, Italia, Spagna, Danimarca e Polonia. I risultati sono stati ponderati e sono rappresentativi della popolazione (di età superiore ai 18 anni) del rispettivo paese.
2 Il sondaggio è stato condotto dalla società di sondaggi indipendente YouGov su richiesta delle organizzazioni per l’uso sostenibile: il CIC – International Council for Game and Wildlife Conservation, Safari Club International, Dallas Safari Club, Wild Sheep Foundation, Conservation Force e l’International Professional Hunters Association.
3 https://www.hsi.org/wp-content/uploads/2021/05/eu-trophy-hunting-poll.pdf
4 https://portals.iucn.org/library/efiles/documents/Rep-2012-007.pdf

I NOMI DEGLI UCCELLI NEI DIALETTI DEL VENETO


(22/01/2024)

Il popolo veneto riconosceva molte delle specie appartenenti all’avifauna che trovava in natura e nei mercati: lo si capisce dal fatto che sono ben 3.150 i nomi veneti appartenenti a 273 specie conosciute. Un tempo tutti gli uccelli venivano cacciati per essere consumati o per fornire differenti prodotti e farmaci, realizzati con l’impiego degli escrementi, degli occhi, del sangue e della pelle. Da questo impiego costante nasceva una conoscenza ampiamente diffusa, a volte trasformata in credenza o leggenda, che utilizzava nomi ormai in estinzione, attribuiti a tutte le specie note in passato. La conoscenza dei prodotti utilizzabili della natura era profonda, soprattutto tra il contadino, il boscaiolo, il pastore, il pescatore, il cacciatore ma senza escludere la massaia che faceva la spesa ogni giorno e tutti i ragazzini che esploravano assiduamente i dintorni delle loro abitazioni, in cerca di risorse soprattutto alimentari da portare alle loro famiglie. Quello che veniva commercializzato, aveva un suo nome dialettale specifico. Infatti, la quantità di nomi vernacolari attribuiti, di norma con precisione quasi scientifica, alle differenti specie animali è realmente straordinaria se la valutiamo oggi, e supera di gran lunga le conoscenze della quasi totalità dei cacciatori attuali. Antichi nomi comunque estinti o in via di estinzione sono stati sostituiti dalle trasformazioni dialettali che li hanno a volto snaturati. La mancanza di conoscenza delle abitudini di vita di molte specie animali ha portato il popolo interessato a generalizzare sulla classificazione della specie in sé chiamando così alcune specie a sé distinte con un unico nome. Il fatto, inoltre, che molte persone nel corso della storia hanno inventato o modificato le antiche denominazioni vernacolari rende necessario e urgente salvarle prima che vengano dimenticati del tutto. Grazie, comunque, a ricchi dizionari dialettali scritti nel passato a livello archeo-ornitologico si sono potuti recuperare molti nomi che riguardano l’avifauna in territorio italiano e in questo caso nel Veneto. Questo volume raccoglie l’analisi dei nomi degli uccelli appartenenti al 50% dell’avifauna italiana nei 7 territori provinciali che compongono il Veneto e alcune aree studiate in passato dagli ornitologi. Si è scoperto così che l’attribuzione del nome ad ogni specie per quanto riguarda il 25% del totale lo si deve alla voce ossia al canto e ai richiami.  Il 14,8% rinvia alla colorazione dl piumaggio e ad alcune parti del corpo, il 13,3% alla descrizione dei comportamenti che erano ben noti agli osservatori dell’epoca. Il 12,7% è relativo alle dimensioni, il 9,6% alla descrizione delle parti del corpo che permettevano il riconoscimento grazie alle caratteristiche più vistose. In percentuale minore, pari all’8,7% i nomi sono stati creati in base agli ambienti nei quali si poteva incontrare la specie. Per il 7,7% il nome veniva attribuito alle somiglianze con le specie più conosciute, per il 3,3% alle abitudini alimentari, per il 1,6% ai periodi dell’anno nei quali le specie, migratrici o svernanti, si osservavano in un determinato territorio, per lo 0,9% alla descrizione di elementi collegati esclusivamente al prelievo venatorio di alcune specie e per lo 0,2% al poco valore alimentare di alcune specie. Questa ultima importante opera del Prof. Groppali che abbiamo la fortuna di consultare in modo quasi costante, ci ricorda le testimonianze della gente anziana del posto quando, interpellata, racconta in modo colorito le avventure naturalistiche vissute, accompagnate dalla grande varietà di nomi degli uccelli in dialetto veneto pronunciato con la sua caratteristica cadenza. Il volume è arricchito da immagini cinquecentesche accompagnate dalle antiche credenze e leggende sugli usi alimentari e curativi dell’avifauna. I nomi degli uccelli nei dialetti del Veneto di Riccardo Groppali (Piazza Editore – pagg. 224 – € 15,00 – www.piazzaeditore.it  - info@piazzaeditore.it ) W.S.

IN RICORDO DI STEFANO GELMINI


(17/01/2024)

All’età di 88 si è spento Stefano Gelmini, per più mandati Presidente provinciale ANUU di Bergamo, fino al suo ritiro nel 2010 causato dalla malattia che lo aveva colpito e cui, alla fine, ha dovuto arrendersi. Nativo di Castro (BG), fortemente legato alle tradizioni e costumi rurali della propria terra, Gelmini si è sempre contraddistinto per le sue profonde competenze tecniche in ambito venatorio, soprattutto per quanto riguarda l’avifauna migratoria, nonché per la pacatezza con la quale ha sempre espresso le proprie posizioni. Lo rammentiamo alle Assemblee nazionali annuali quando, nel corso dei suoi interventi, rivolgendosi all’assise, sembrava quasi sussurrare le proprie argomentazioni, che però erano solidissime nei presupposti e negli obiettivi. A noi è sempre apparso come un galantuomo d’altri tempi, al pari degli altri che hanno incarnato la storia associativa nella Bergamasca, in Lombardia e nelle altre regioni italiane. Lo ricorderemo sempre con affetto.

SCADENZA LICENZA DI CACCIA


(11/01/2024)

Ricordiamo a tutti i possessori di porti d’arma per uso caccia o per uso tiro a volo sportivo che nel 2024 sono in scadenza quelli rilasciati nel 2018 e 2019. Per qualsiasi informazione o chiarimento contattare i gruppi comunali o la sezione provinciale di appartenenza.

La scomparsa di Pier Luigi Chierici, Direttore di “Migrazione & Caccia”


(21/12/2023)

E così, con la discrezione che sempre lo ha contraddistinto, all’età di 84 anni anche il prof. Pier Luigi Chierici, il “nostro Direttore”, è andato avanti. Attivo nell’ANUU dal 1966, precisamente dal 27 febbraio di quell’anno, allorché partecipò alla prima, per lui, Assemblea nazionale a Bergamo, il prof. Chierici si avvicinò in punta di piedi all’avv. Gianni Bana (allora segretario nazionale dell’associazione) che, a breve, cogliendone le potenzialità e capacità nel campo della comunicazione, lo invitò a occuparsi del periodico associativo, testata che all’epoca era titolata Uccellagione e Piccola Caccia. Così Pier Luigi, dal 1968 e per cinquant’anni, fu ininterrottamente al timone di quello che successivamente divenne ed è tuttora Migrazione & Caccia. Alla fine degli anni ’60 del ‘900, sull’asse Bana – Chierici, improntato a vera amicizia, vennero anche gettate le basi per fondare a Bologna il Gruppo provinciale Uccellinai. Bologna, in quegli anni, rivestiva un posto importante nella gestione della caccia perché la Provincia si era assunta un ruolo di coordinamento fra le varie Amministrazioni pubbliche italiane e qui si organizzavano incontri e convegni sull’attività venatoria. Da allora, il rapporto di interdipendenza fra Pier Luigi e l’ANUU non si è più interrotto. Tutti noi lo ricordiamo alle Assemblee nazionali con il suo banchetto a latere del tavolo della Presidenza, intento a registrare gli interventi e le relazioni sia con la sua ineffabile penna, che con un piccolo registratore portatile, che poi avremmo ritrovati mirabilmente sintetizzati e argomentati sulla nostra rivista. Era una presenza costante, signorile, professionalmente inappuntabile, venuta meno solo negli ultimi anni per via dell’età e degli acciacchi che il passare del tempo inevitabilmente porta con sé. Dai primi anni ’90, oltre a Migrazione & Caccia, l’ANUU diede vita e corpo ad altre due pubblicazioni periodiche, la Lettera del Migratorista, rivolta a tutti i dirigenti e la Lettera del Legale, rivolta a tutti gli operatori del diritto e agli uffici delle pubbliche amministrazioni, entrambe supervisionate da Pier Luigi. Così come si occupò della redazione della storia associativa, contenuta nei volumi celebrativi pubblicati per i 40 anni e poi per i 50 anni dell’ANUU. Personalmente, potei godere del privilegio di collaborare a mia volta con lui nella redazione di tutto quanto l’ANUU pubblicava, una produzione formativa e informativa che riteniamo abbia avuto, per qualità e varietà, pochissimi eguali nel panorama venatorio nazionale ed europeo. Quello di Chierici è stato dunque un lungo percorso professionale all’insegna di amicizie vere e profonde. Come lui stesso ebbe a scrivere nel 2020, subito dopo la scomparsa dell’avv. Gianni: “Tutte le domeniche Giovanni Bana mi telefonava dal roccolo. Mi informava sul movimento degli uccelli, poi parlava degli incontri che aveva avuto ed io rispondevo rassicurandolo sulla preparazione del prossimo numero diMigrazione & Caccia”. Anche domenica 15 marzo di quest’anno Gianni mi telefonò, parlammo a lungo dandoci appuntamento per la settimana successiva. Pochi giorni dopo, però, mi chiamò piangendo Roberta Cornalba e mi disse che l’avvocato ci aveva lasciati. Per me è stato un dolore straziante perché perdevo non solo lo storico Presidente, ma un sincero Amico”. Carissimo Pier Luigi, stimatissimo Direttore, oggi tocca a noi ricordarti in compagnia di Gianni Bana, Domenico Calearo, Dino Cardi, Domenico Grandini, Fernando Carrozzi, Aldo Paffetti, Vincenzo Grando, Guido Gelsomini e di tutti coloro che fecero tanto grande d’idee, proposte e attività un’associazione venatoria piccola solo nei numeri. Quest’anno leggeremo la tua ultima Letterina di Natale (che vale tutto l’anno, come sempre precisavi), chicca finale di un percorso umano e professionale di assoluto rilievo. Un abbraccio pieno di affetto.
 
Massimo Marracci
21 dicembre 2023                                                                

GRUPPO CACCIATRICI BRESCIANE ANUU


(22/11/2023)

Il tutto nasce nel febbraio 2023, quando abbiamo ideato e concretizzato il gruppo “Cacciatrici bresciane ANUU” formato da sole donne, unite da una forte passione per l’attività venatoria, che vogliamo far conoscere sempre di più, soprattutto sotto il punto di vista di una “caccia al femminile”. Il nostro intento è quello di far capire che la caccia non è solo uscire con un fucile in spalle e uccidere animali selvatici, ma è una vera e propria passione, che viene tramandata di generazione in generazione. Abbiamo la fortuna di essere ragazze che praticano forme di caccia differenti e, tramite il racconto e la condivisione delle proprie esperienze, ognuna di noi riesce a meglio comprendere l’arte venatoria in tutte le sue sfaccettature. La caccia in forma vagante, non è altro che passare giornate in mezzo alla natura, in compagnia di amici e soprattutto dei propri amati cani che cercano con il loro fiuto di scovare il selvatico, perché la caccia è anche questo: vedere il proprio cane fiero di aver trovato il selvatico e gioire anche se non si torna a casa con la preda desiderata e tanto ricercata. Mentre per chi caccia da capanno, la vera soddisfazione è vedere i propri richiami vivi, che accuditi con fatica e dedizione tutto l’anno, riescono con il loro canto a far fermare i selvatici in migrazione e farli scendere sulla struttura dell’appostamento. A oggi siamo una quindicina che partecipano attivamente a questo gruppo e con il passare del tempo si sono instaurate nuove e forti amicizie che ci hanno quindi motivato ad iniziare nuovi progetti insieme. Il primo di questi, è stato indirizzato a un asilo nel paese di Sant’Agata sul Santerno (RA) in Emilia Romagna, costretto alla chiusura a causa della disastrosa alluvione avvenuta nel mese di maggio. Ci sembrava doveroso unire le nostre forze per permettere ai bambini di quel paese di tornare sorridere. Ad oggi abbiamo progettato e realizzato, con l’aiuto essenziale di “Toselli Irrigazione” e con il lavoro manuale di alcuni cacciatori di Concesio (BS), il nuovo impianto di irrigazione nel giardino dell’asilo, nello spazio dedicato ai giochi esterni. La prima idea che abbiamo avuto per concretizzare questa beneficenza è stata quella di mettere a disposizione la selvaggina da noi cacciata per organizzare una cena a scopo benefico e raccogliere offerte e donazioni. Abbiamo anche partecipato alla fiera della caccia di Gussago (BS), evento che rappresenta un piccolo ma grande capitolo di quella che è la storia venatoria nel Bresciano. La fiera si è svolta nelle giornate del 9 e 10 settembre e siamo riuscite, con l’aiuto di uno degli organizzatori, ad istituire un banchetto sul quale abbiamo esposto una serie di gadget che ci sono stati offerti da diversi enti noti in ambito venatorio. L’obiettivo della nostra partecipazione era quello di raccogliere ulteriori offerte, che sarebbero state poi aggiunte alla somma raccolta grazie alla “cinghialata”. Durante l‘evento però, ci siamo accorte che la nostra presenza aveva in realtà assunto un significato diverso, di condivisione e armonia. Abbiamo infatti avuto l’occasione di passare molto tempo fra di noi, rafforzando il nostro gruppo e mostrandoci agli altri insieme, con la nostra volontà e la nostra passione. Sono state tantissime le persone che anche solo con uno sguardo e un sorriso ci hanno rivolto la loro approvazione, dandoci l’impressione di essere viste come un simbolo positivo all’interno del mondo venatorio. Anche se non è mancato lo stupore negli occhi di qualcuno, nel vedere delle donne cacciatrici. Al di là del risultato ottenuto al termine della fiera di Gussago (BS), ciò che conta e che ci ha gratificato maggiormente, è stato l’aver provato a metterci in gioco nel nostro piccolo e fare qualcosa di diverso e, soprattutto, nuovo per tutte noi, dimostrando ancora una volta come una “semplice passione” possa unire. E anche se per molti è tuttora strano che vi siano donne praticanti la caccia, crediamo che insieme possiamo sfatare questo mito. Il nostro augurio è quindi quello di riuscire, in un futuro non troppo lontano, ad affermarci e a continuare a colorare sempre di più la disciplina venatoria, partendo, come sempre, dal sorriso di un bambino. (Cacciatrici bresciane ANUU)


TANTI PERSONAGGI UN SOLO PROTAGONISTA
di Rinaldo Bucchi


(09/11/23)

Per tutti gli appassionati del Colombaccio, ecco un libro da non perdere. Scritto da Rinaldo Bucchi, nostro associato e grande appassionato, questo suo ultimo libro mette in risalto le caratteristiche e i comportamenti del volatile evidenziando le emozioni che riesce a suscitare nel cacciarlo. Evoca la caccia al Colombaccio nella sua storia con le tecniche passate e presenti, i suoi personaggi, le loro biografie e i trascorsi di tante giornate venatorie. Così l’Autore presenta il suo libro: “La comune grande passione per la caccia ai Colombacci, così intrisa nei cuori delle figure di spicco dei racconti che ho ideato, è divenuta comune denominatore di narrazioni ambientate in epoche ed in terre davvero distanti tra loro. Da questi racconti spero sia scaturita una romantica tavolozza: un quadro d’insieme utile ad enfatizzare come il Colombaccio, le sue cacce, siano state e siano tuttora in grado di instaurare un ben particolare rapporto di passionale dipendenza tra predatore e prede”. Per chi fosse interessato, il volume “Tanti personaggi un solo protagonista” di Rinaldo Bucchi, Innocenti Editore, costa 15,00 euro. 


A CACCIA DI RICORDI
Piccole storie vere inseguendo l’ordine naturale delle cose

di Marco Castellani


(31/10/2023)

Il caro Amico e Presidente nazionale ANUUMigratoristi Marco Castellani, si è deciso. Dopo un lungo periodo di riflessione e di “affastellamento” fra sé e sé delle memorie venatorie personali, ha infine messo nero su bianco tutto quanto aveva mentalmente riordinato della sua carriera di cacciatore appassionato, durata (sinora) 43 stagioni. Un arco temporale ampio, durante il quale la Caccia in Italia è molto cambiata per l’evoluzione normativa e organizzativa, tanto quanto siamo cambiati noi a causa, inevitabilmente, del trascorrere degli anni, che per fortuna non si limita a farci invecchiare, bensì reca esperienza e saggezza, con le quali affrontiamo il quotidiano in maniera inevitabilmente diversa rispetto all’età giovanile: e la Caccia non fa eccezione, come il libro di Marco bene testimonia. Ciò che però non può mutare nel vero Cacciatore, sono la passione e il coinvolgimento che lo accompagnano e lo conducono sul campo, nel caso dell’Autore dietro alle code degli onnipresenti cani da ferma per fagiani, beccacce, beccaccini e starne, o nel capanno temporaneo agostano a tortore e storni o decembrino ai colombacci o alle pavoncelle, nei luoghi a lui più cari quali la Lomellina pavese, il Novarese, l’Alessandrino, il Vercellese e il Lodigiano, con un’avventura più “esotica” in Sicilia. Territorio, natura, fauna selvatica, boschi e risaie, tanti cani (dalle storiche Brina e Ala fino a Luna e Stella) e, ovviamente, gli amici, i compagni di sempre Fabio e Tommaso, Antonio, Ilario, Amedeo, Venanzio, con piena condivisione di gioie, delusioni, successi o fallimenti. In tutto il libro, però, è costante la presenza del babbo di Marco, il sig. Giovanni, toscano purosangue che anima fisicamente parte della narrazione e come figura-guida mai tramontata il resto del volume, dopo la sua prematura scomparsa. Troverete annotato in questo libro, in stile piano e lineare, il percorso della vita cinegetica di “Marchino” (come il babbo affettuosamente lo definiva), dapprima bimbetto e poi quindicenne assaporante la prima licenza (che purtroppo gli sfuggì per un soffio a 16 anni, causa la modifica della norma, che posticipò l’età minima per il porto di fucile ai 18), sino al maturo Presidente di oggi, autorevole rappresentante del mondo venatorio nazionale, che non ha mai smesso di fare levatacce e calzare gli stivali per inseguire la propria passione e vocazione, nelle quali tutti i lettori seguaci di Diana si riconosceranno: perché sta nell’ordine naturale delle cose. Il volume “A caccia di ricordi. Piccole storie vere inseguendo l’ordine naturale delle cose” di 197 pagine, è acquistabile online al costo di € 14,00 al seguente indirizzo: https://www.ledizioni.it/prodotto/a-caccia-di-ricordi/
 
Massimo Marracci

Lettera inviata  al Governo in merito agli atti di vandalismo contro le strutture di caccia in Lombardia 


(01/09/2023)

UN ACCORDO PER LA CACCIA E I CACCIATORI


(18/04/2023)

Sottoscritto da Federazione Italiana della Caccia e ANUUMigratoristi un Protocollo di Intesa volto ad aumentare l’impegno unitario per la realizzazione di azioni a tutti i livelli a tutela e promozione del mondo venatorio. Una iniziativa aperta all’adesione delle altre Associazioni.

Roma, 18 aprile 2023 – È stato firmato pochi giorni fa, lo scorso 14 aprile, dal Presidente nazionale di Federcaccia Massimo Buconi e da quello di ANUUMigratoristi Marco Castellani un Protocollo di Intesa che vede le strutture delle due Associazioni venatorie riconosciute impegnate a dare ulteriore vitalità alla collaborazione per imprimere ulteriore impulso sul territorio e a tutti i livelli alla realizzazione di iniziative unitarie per la caccia e di servizi per i rispettivi tesserati.
Alla base dell’accordo la consapevolezza della necessità di far evolvere l’impegno comune realizzato all’interno della Cabina di regia nazionale, anche per rafforzare il percorso unitario tra di esse e fra le Associazioni che vorranno condividere contenuti e finalità, ma anche condivisione in entrambe le Associazioni delle linee politiche e di azione volte a recuperare i valori della ruralità e la valorizzazione di tutte le forme di caccia sostenibile, contrastando ogni strumentale limitazione sia normativa che pratica.
Fra i punti che Federcaccia e ANUUMigratoristi condividono troviamo la necessità di una non più rimandabile rivisitazione razionale e non ideologica della normativa nazionale e regionale sulla caccia e sulle aree protette, che possa garantire un modello di governance ambientale e faunistico venatoria su tutto il territorio nazionale. La ferma richiesta dell’adozione di calendari venatori con tempi e specie secondo le diverse realtà territoriali che vedano la corretta applicazione di quanto previsto dalla 157/92, dalla Direttiva Habitat e dei Key concept comunemente definiti a livello dei Paesi europei e che definiscano anche il prelievo in deroga e l’utilizzo dei richiami vivi di cattura.
Il potenziamento e sviluppo degli studi scientifici in campo faunistico e agroambientale; un miglioramento qualitativo dei rapporti col mondo agricolo per la valorizzazione del sistema rurale con ricadute positive sulla fauna selvatica; la formazione e riqualificazione dei quadri dirigenti e il maggior coinvolgimento e promozione dell’attività venatoria nella società e in particolare fra i giovani a partire dall’età scolare, sono altri temi condivisi sui quali si concentreranno gli sforzi comuni delle due Associazioni.
Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia - ANUUMigratoristi
 

UNO SPECIALE DEDICATO ALL’AVVOCATO GIOVANNI BANA
(14/07/2020)

È stata edita dalla Sereno S.r.l. di Milano una pubblicazione speciale sul compianto avvocato Giovanni Bana, il nostro storico Presidente onorario che ci ha lasciato il 20 marzo di questo terribile 2020 per colpa del subdolo nemico Covid-19. Grazie al contributo di amici, collaboratori, colleghi, familiari, sono state raccolte riflessioni, narrazioni, ricordi, messaggi di cordoglio, tutti a testimoniare la stima, l’ammirazione e l’affetto per uno straordinario uomo che indiscutibilmente ha fatto la storia. Nelle

trentasei pagine dello speciale dal titolo “GIOVANNI BANA, UNA VITA PER LA CACCIA IN ITALIA E IN EUROPA”
numerose immagini raccolte durante gli anni della sua incredibile storia corredano puntualmente i testi in memoria di un cacciatore, di un avvocato, di una persona dalle doti eccezionali che non si fermava mai dinnanzi a nulla. Un guerriero che ha lottato fino all’ultimo per i suoi ideali e per la sua amata caccia, senza mai arrendersi e incarnierando molti risultati. Abbiamo voluto conferirgli questo tributo perché il suo lavoro e il suo esempio non vadano dimenticati e possano servire da spunto propulsore per chi ha in mano il futuro dei cittadini-cacciatori italiani. La speciale pubblicazione può essere scaricata in formato elettronico dal link https://www.anuu.org/public/ckeditor/data/Speciale_Giovana-Bana.pdf
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